Le tinture per capelli sono davvero cancerogene? L’AIRC risponde a questa domanda, delineando una triste realtà.
L’appuntamento dal parrucchiere è irrinunciabile. Quando è possibile, riuscire a cogliere l’occasione per cambiare acconciatura o colore è sempre rigenerante. Un caschetto, un taglio medio, onde per non parlare delle tinture e tonalizzanti, c’è un mondo da scoprire dietro l’hair-styling. E’ affascinante perché bastano alcuni minuti o qualche ora, a seconda del trattamento richiesto, per trasformarsi e lo spirito non può che giovarne.
In quelle situazioni in cui la cliente si prepara a ricevere il colore, indipendentemente dalla tipologia, che si tratti di tinta o balayage, si nota tutto il procedimento di realizzazione della mistura, da parte del professionista, miscelando differenti tonalità. Nel momento di applicazione, si risulta sempre più scuri di quello che successivamente costituirà l’effetto finale perché la cromia nel frattempo si secca e si risciacqua, perdendo così intensità.
Una vera oasi di pace e piacere ma ultimamente è riemersa una questione alquanto delicata che inerisce la nostra salute: le tinture sono cancerogene? Non è la prima volta che se ne parla ma l’AIRC, la Fondazione per la Ricerca sul Cancro, questa volta si è espressa, rispondendo finalmente a questa domanda. Le beauty-addicted non apprezzeranno quanto si sta per rivelare.
Le tinture per capelli fanno davvero male alla salute? L’AIRC non ha più dubbi
Sovente ci si è chiesti quali ingredienti fossero contenuti nei prodotti per i capelli e in particolare le tinture. Coloranti e componenti chimici dominano le etichette presenti per legge su quei particolari articoli che acquistiamo al supermercato, che si tratti di shampoo e balsamo oppure i trattamenti fai-da-te. Ma finora non si è mai ottenuto chiarezza in proposito, fino ad oggi, grazie alle minuziose ricerche scientifiche dell’AIRC.
In proposito si sono susseguiti molteplici studi in merito per rilevare l’eventuale correlazione tra l’insorgenza del cancro al seno e la composizione delle tinture, sovente impiegate nei saloni. In particolare, il chirurgo ed esperto senologo Kefah Mokbel ha analizzato 8 casi, risalenti tra il 1980 e il 2017, ponendo in risalto quanto precedentemente ci si ammalasse più facilmente proprio perché gli ingredienti considerati più dannosi.
Ma è emerso da molteplici ricerche quanto, al contempo, non esista un diretto rapporto di causa ed effetto tra i potenziali ingredienti cancerogeni e la patologia poiché purtroppo essa può essere imputabile anche a fattori genetici. Infatti, si menzioni il cosiddetto Sister Study, un’analisi condotta da alcuni epidemiologi del National Institutes of Health su circa 50.000 donne, pubblicando i dati sulla rivista International Journal of Cancer e sottolineandone quindi la predisposizione, a causa dello sviluppo della medesima malattia in famiglia.
I risultati dimostrano quanto vi sia un aumento del rischio relativo di contrarre il cancro al seno del 7%, posto a confronto al rischio base di coloro che non usano tinture, tenuto conto però della variabile individuale, tra cui la genetica sopra menzionata. Oltretutto le due categorie di soggetti che sono maggiormente predisposti a questo tipo di pericolo sono le stesse professioniste del mestiere, proprio perché maneggiano tali prodotti ogni giorno e le donne afro-americane, stando all’esito delle ricerche, perché spesso richiedono prodotti di tipo permanente, semipermanente e lisciante realizzati con sostanze che negli Stati Uniti non sono ancora vietate, rispetto all’Europa.
Alla luce di quanto emerso, si sconsiglia l’uso delle tinture per capelli? No, non risulta necessaria una misura così drastica, al momento, poiché si è ancora in fase di studio per analizzare più minuziosamente il meccanismo di causa ed effetto tra malattia e colore, come afferma il rapporto AIRC, ma si raccomanda moderazione nell’utilizzo ed in particolare lo si esclude per quelle persone sottoposte a chemioterapia e nei sei mesi successivi, onde evitare di incorrere in allergie o patologie tricologiche.