Un’importante ricerca scientifica che ci dice qualcosa in più sui danni al nostro corpo per chi fa uso di cannabis. Il rischio è per il cuore.
Nell’eterna lotta tra legalizzazione e non, arriva adesso un ulteriore passaggio fornito dalla ricerca scientifica, mentre resta in piedi il dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere. Tra queste la marijuana.
Il dibattito politico, infatti, è storicamente diviso tra chi, soprattutto nel centrosinistra, vorrebbe la legalizzazione delle droghe leggere. Sul punto, nel corso degli anni, si sono espressi anche numerosi artisti al grido “legalizzala!”.
D’altro canto, il centrodestra e, comunque, l’ala più moderata, continuano a fare argine rispetto a un passaggio che alcuni Paesi hanno fatto ormai da anni. Tra i punti che fanno divergere le differenti visioni, oltre ad aspetti di natura economica e sociale, vi sono anche quelli medici.
Da una parte, c’è chi sostiene che la cannabis e le droghe leggere, in quanto naturali, non facciano male. Altri, invece, propugnano la dannosità all’organismo di un uso costante e continuato. Ecco, allora, cosa ci dice la scienza con una recentissima ricerca operata negli Stati Uniti d’America.
La cannabis fa male?
Ovviamente, ciò che stiamo per scrivere, non riguarda, in alcun modo, l’utilizzo, per fini medici, che si fa della cannabis. Come sappiamo, infatti, è preziosa in alcune terapie del dolore. Ma una ricerca statunitense avrebbe sancito che l’utilizzo quotidiano della cannabis faccia male al cuore. Lo studio, condotto su 175mila persone in Usa, è stato presentato al congresso annuale dell’American College of Cardiology, a New Orleans.
Nel dettaglio, secondo gli studiosi americani, questo utilizzo aumenterebbe ben del 34% il rischio di malattie cardiache e coronariche. Il calcolo è presto fatto: un terzo di possibilità in più di avere questo tipo di problemi se si assume cannabis ogni giorno. Questo per via del tetraidrocannabinolo, che infiamma i recettori di cuore e vasi sanguigni. Un’assunzione invece più diradata nel tempo non fornisce un accrescimento degno di nota di questo tipo di rischi patologici.
Un allarme, peraltro, condiviso dalla Società Italiana di Cardiologia, che sottolinea come aumentino i rischi di coronaropatie e, nel tempo, la possibile comparsa di eventi come infarto o ictus. Ovviamente, non si tratta di un allarme paragonabile a quello che da anni è consolidato e riguarda le droghe sintetiche, quali, per esempio, la cocaina. Per i cocainomani, infatti i danni cardiovascolari sono frequenti e gravi, con dati inquietanti sul numero di infarti in persone molto giovani.